Venti di guerra fra le gang :Ucciso un ragazzo ecuadoregno

Venti di guerra fra le gang
Graziano Cetara
I Netas piangono da due settimane un nuovo hermanito, fratello, caduto per la causa della banda. Juan Carlos Alcivar Arteaga, il giovane ecuadoriano ucciso con due coltellate nella discoteca Nuevo Changò di San Benigno, era uno di loro. E la sua morte non è stata un caso. La droga non c’entra. Dietro non c’è nessuna ragazza contesa. C’è una guerra sotterranea ai gruppi giovanili dei latinos. E soprattutto una pace, tra le principali pandillas, come sono chiamate le aggregazioni sudamericane, i Latin Kings e i Netas, che ha dato buoni frutti in questi anni ma, ultimamente, ha generato anche dissenso, tra i più violenti. E il dissenso ha preso forma e trovato casa nella banda dei Vato Locos.

Sono alcune delle conclusioni alle quali sono arrivati gli investigatori della squadra mobile e gli agenti del commissariato Prè, impegnati da anni nel contrasto agli aspetti criminali delle gang di strada. Sono stati questi ultimi a identificare in poche ore i protagonisti della rissa sfociata in omicidio e a ricostruire le fazioni in lotta.

Dei locos, i pazzi, fa parte il peruviano Daniel Ernesto Ruiz Chavez, 20 anni, il giovane che si è costituito trentasei ore dopo il delitto insieme all’avvocato Andrea Martini e che ora si trova in carcere. La banda contesta quella stretta di mano voluta fortemente dall’Università e passata alla storia cittadina un anno e mezzo fa. Non perde occasioni per cercare lo scontro. Specie quando il rivale è solo o senza la difesa del gruppo. E questo è capitato la notte dell’omicidio. La vittima arrivava da Savona. Si è trovato a mal partito per un pretesto. Ha provato a difendersi estraendo il coltellino. E ha trovato chi era in grado di strapparglielo o di usarne un altro in maniera più efficace.

I primi risultati dell’autopsia, eseguita dal medico legale Marco Salvi, lo confermano: le due coltellate al torace subite da Alcivar Arteaga erano entrambe mortali e sono state vibrate dalla stessa mano. Il calco delle due ferite dimostra che la lama usata per uccidere è la stessa. Questo non significa che a ferire gli altri due giovani latino americani, non gravemente, sia stato sempre Ruiz Chavez. Anzi. Chi ha assistito alla rissa del Changò racconta di due fazioni chiaramente identificabili. Da una parte i Vatos Locos, dall’altra le gang protagoniste della pace.

In una delle foto raccolte dalla polizia dalle telecamere di sicurezza puntate sull’area antistante il locale notturno, si riconosce un membro dei Latin Kings tenere tra le braccia il corpo del giovane ecuadoriano, appartenente secondo la polizia ai Netas. Al momento le persone coinvolte dall’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Biagio Mazzeo, sono cinque. La lista delle persone iscritte nel registro degli indagati per rissa aggravata potrebbe comprendere almeno una decina di persone. Tante sono quelle individuate dagli esperti in bande ecuadoriane attraverso i filmati.

«Stiamo tenendo il fenomeno delle pandillas sotto costante attenzione», spiega il vice questore Evandro Clementucci, il dirigente del commissariato che nel 2006 portò alla ribalta nazionale il fenomeno delle bande di latinos, arrestando 14 persone, tra cui i leader di Netas e Latin Kings, al termine di due anni di indagini serrate. Indagini che hanno permesso di raccogliere nomi, dati e informazioni ancora oggi decisive in ogni indagine su reati commessi nella comunità dei sudamericani.

C’è il timore che la morte di Alcivar Arteaga possa generare una spirale di vendette. Per episodi meno gravi si era assistito a veri regolamenti di conti con armi e violenza inaudita: «Non serve la premeditazione - continua il dirigente - in questi ambienti basta un pretesto per generare una zuffa. Bisogna sottolineare però che le pandillas non nascono con scopi criminali. Anzi. Sono l’espressione di valori positivi, anche religiosi, che aggregano».

Lo dimostra l’attività promossa dai ricercatori dell’Università riuniti attorno a Luca Queirolo Palmas, reduci da un convegno di successo organizzato a Genova: «Alla pace tra Kings e Netas hanno aderito altre formazioni, come i Masters e i Bandoleros. Tutti insieme stanno raccogliendo fondi per i funerali del giovane ucciso, vittima di una tragedia che ha unito tutte le pandillas nel dolore e nella condanna della violenza. Il processo di pace comunque non si ferma, coinvolge oltre cinquecento persone. La spiegazione di questo omicidio va cercata non tra le bande ma nella violenza che tra i giovani è diventata un modello di affermazione sulla strada».

www.ilsecoloxix.it

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